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La Voce delle Ombre. Presenze africane nell'arte dell'Italia settentrionale (XVI - XIX secolo)

La mostra a cura dalla Conservatoria del Mudec, è una delle prime in Italia dedicata alla rappresentazione di uomini e donne originari del continente africano e più in generale sullo schiavismo nel nord Italia fra il XVI e il XIX secolo. Attraverso l’esposizione di opere come dipinti e sculture, ma anche testimonianze documentarie, provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private, la mostra rappresenta un tentativo di individuare le modalità di raffigurazione dell’altro, svelando canoni e cliché e vuole essere uno stimolo per indagare il fenomeno dello schiavismo e capire quale fosse l’identità di queste persone.

Il percorso è suddiviso in sezioni incentrate su diversi temi. La prima, Ombre senza voce, ci presenta servitori all’ombra dei loro signori, raffigurati in modo da testimoniarne la ricchezza. Il capostipite del tema è il Ritratto di Laura Dianti con giovane servitore di Tiziano: questa iconografia gode di lunga fortuna, come testimoniano la successiva incisione di Sadeler e la serie di dipinti che si chiude con il Ritratto del Conte Manara con il suo servitore etiope (1842), immagine guida della mostra.

Le opere della sezione Leggenda e tradizione documentano come persone di origine africana fossero inserite in dipinti raffiguranti episodi religiosi o leggendari, come il magio nero nell’Adorazione dei Magi di Genovesino, o come elemento di esotismo, ad esempio la mora del Cammeo Settala di Annibale Fontana o l’Æthiopissa nel volume di Enea Vico (1558), fra i primi esempi del genere letterario che descrive i costumi dei popoli.

In carne e ossa, la terza sezione, espone opere dove il corpo nero è finalmente protagonista: è il caso di Muley Xeque (1566-1621), Infante d’Africa e Principe del Marocco, convertitosi al cristianesimo e diventato un simbolo contro gli infedeli, e di Andrea Aguyar, ex schiavo uruguaiano che accompagnò Garibaldi in Italia e godette di una certa popolarità partecipando all’epopea risorgimentale.

La mostra si chiude con la serie di dittici fotografici Echi e Accordi di Theophilus Imani, ricercatore visivo italiano di origine ghanese. L’artista accosta dettagli di opere classiche a immagini contemporanee di afrodiscendenti, fornendo grazie al contrasto una diversa prospettiva sulle immagini storiche. Il suo lavoro, assieme a quello sulle fonti dei ricercatori i cui contributi sono raccolti nel catalogo della mostra, evidenzia gli stereotipi rimettendo al centro le persone.

In sintesi

Dove

Mudec - Museo delle Culture, Via Tortona, 33  Milano

Quando

fino al 18 settembre 2022

Orario

martedì, mercoledì, venerdì, domenica: 9:30-19:30;  giovedì, sabato: 9:30-22:30

Costo

ingresso libero