Sette sguardi sull’invisibile. Ovvero: sette percorsi tra le paginedei libri di fotografia
È capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di suscitare l’ilarità dei presenti andando a sbattere contro una porta di vetro. Se volessimo rappresentare quella parete trasparente – causa del bernoccolo che ora abbiamo sulla fronte – probabilmente ne fotograferemmo i riflessi, o i contorni. Ma sarebbe sufficiente?
La rappresentazione dell’invisibile è quasi un ossimoro, un’impresa necessariamente complessa, a cominciare dalla definizione di ciò che si intende fotografare.
Ma è proprio quest’ambiguità che consente di andare oltre, superando gli schemi e la patina fotografica, elevando lo status della fotografia da semplice dispositivo di visualizzazione a soglia che consente l’accesso ad altre dimensioni della realtà. Il che equivale a istituire una continuità tra il tangibile e l’apparente, tra il possibile e l’immaginabile.
Solo tracciando i confini di qualcosa possiamo tentare di controllarla e, di conseguenza, ri-costruirla. La rappresentazione della malattia mentale, delle dinamiche di controllo sottostanti ai meccanismi di potere, di narrazioni così dolorose da esistere al di là del linguaggio… sono tutti sforzi d’immaginazione per la fondazione di un mondo più inclusivo, che faccia i conti con universi all’apparenza lontanissimi, intangibili, ma che spesso ci riguardano più di quelli materiali.
Imparare a leggere l’invisibile, poi, è la necessaria controparte.
Ne ‘Il capolavoro sconosciuto’ (titolo originale: Le Chef-d’œuvre inconnu) racconto breve scritto da Honoré de Balzac a metà dell’800 ma ambientato nel ‘600, si narra la storia di un vecchio borghese esperto di arte, Frenhofer, che dopo aver appreso tutti i segreti della pittura realizza un capolavoro che solo dopo diverse insistenze mostra a due amici, tra cui un giovane Nicolas Poussin. Sollevato il velo che nasconde il dipinto, gli amici scoprono con sgomento che l’intera superficie è ricoperta di materia cromatica e segni, e non è più possibile riconoscere nulla della figura di donna descritta dal vecchio. Frenhofer, accortosi che i suoi ospiti non possono comprendere la sua arte, frutto di continue ricerche e riflessioni, cade in una profonda desolazione.
Morirà la notte stessa, dopo aver bruciato tutti i suoi quadri.
Che il segreto sia nascosto nella sequenza? Che sia il susseguirsi delle immagini a offrire il giusto potenziale per la rappresentazione dell’impossibile?
Fonte: MiCamera.