Good Waves: mostra collettiva dal corso con Erik Kessels
Il dilettante – ossia colui che fotografa per diletto e non per professione – non perde tempo a ragionare perché è beatamente inconsapevole della posta in gioco. Non segue eccessivamente le regole perché non le conosce o comunque non gli interessano più di tanto. - Erik Kessels
Ingenui, appassionati e illogici. Queste sono le tre qualità che Erik Kessels ha chiesto agli autori di scoprire in sé durante lo svolgimento del seminario.
Ha chiesto loro di non avere paura, o di averne troppa. Di avere il coraggio di azzardare e allo stesso tempo accettare la paura di fallire; esplorare e sfidare quello che sembrava difficile da controllare.
Esiste un fil rouge, fragile e sottile, tra tutti i lavori esposti: la volontà di prendersi gioco di parti grottesche, magari dolorose. La volontà di smettere per qualche secondo di prendersi troppo sul serio, dando voce a quella parte istintuale che spesso si reprime nella rincorsa all’immagine perfetta e patinata.
Hanno cominciato disconoscendo il fallimento per il timore che questo s’impossessasse dei loro desideri di affermazione, e che impedisse loro di accorgersi che, forse, concedersi la libertà di fallire è proprio quello che bisognerebbe desiderare.
D’altra parte, il corso era tenuto da chi ha dedicato all’importanza essenziale del fallimento un intero libro: Erik Kessels.
Il risultato è stato sorprendente ed è statoi metterlo in mostra.
Gli artisti esposti
Andrea Alessandrini, Mischa Christen, Ginevra Formentini, Arnoldas Kubilius, Nikola Lorenzin, Sofia Masini, Federica Paoletti, Mara Patricelli, Francesca Pozzi, Gloria Ricciotti, Angelo Vignali, Brando Wild, Giorgia Zaffanelli.