La prima retrospettiva mai realizzata in Italia sul fenomeno della staged photography, la tendenza che a partire dagli anni Ottanta ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell’ambito delle arti contemporanee.
Attraverso oltre cento opere di grandi dimensioni, la mostra dimostra come la fotografia abbia saputo raggiungere fra fine del XX e inizi del XXI secolo vertici di fantasia e di invenzione prima affidate quasi esclusivamente al cinema e alla pittura. Pesci rossi che invadono le stanze, cascate di ghiaccio nei deserti, città inventate, Marilyn Monroe e Lady D. che fanno la spesa insieme, tutto questo può accadere anche davanti a una macchina fotografica, o forse dentro a una macchina fotografica o a un computer, trasformando lo strumento nato per essere lo specchio del mondo in una macchina produttrice di sogni e inganni.
Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta del Novecento la fotografia assume un nuovo ruolo all’interno del contesto artistico e una nuova identità. Alcuni autori iniziano a mettere in scena, a costruire veri e propri set cinematografici per costruire una realtà parallela, spesso indistinguibile da quella rivelata tradizionalmente dalla fotografia diretta: è la fotografia che si mescola alla performance e alla scultura, che può anche prendere la forma di un teatrale reenactement. Altri artisti invece, seguendo l’evoluzione delle nuove tecnologie, intervengono sull’immagine dando vita a situazioni surreali, di volta in volta inquietanti o divertenti, elaborando collages digitali attraverso l’uso sempre più sofisticato di Photoshop, messo in commercio nel 1990.
La fotografia, regno della documentazione e dell’oggettività (presunte) diventa il regno della fantasia, dell’invenzione e della soggettività, compiendo l’ultima decisiva evoluzione della sua storia.